happy boy play in the tin can phone

Celebranti e ascolto attivo

Quando siamo molto piccoli ci viene insegnato a parlare. Crescendo, si va a scuola dove ci insegnano a leggere e a scrivere. Ma quando ci viene insegnato ad ascoltare?

Molte persone pensano che sentire ed ascoltare siano quasi sinonimi. In fondo, mentre gli occhi possiamo chiuderli semplicemente abbassando le palpebre, se non vogliamo guardare o non vogliamo vedere, le orecchie non si possono chiudere, sono sempre ricettive.

 

Eppure saper ascoltare non è affatto un’abilità scontata. 

Voi vi ritenete dei bravi ascoltatori o delle brave ascoltatrici? Quindi saprete che:

se state dando un consiglio (anche un buon consiglio), non state ascoltando;

se state spiegando a chi vi parla perché non dovrebbe sentirsi così, non state ascoltando;

se state dicendo che anche voi avreste da lamentarvi, non state ascoltando;

se state proponendo una soluzione, non state ascoltando;

se state aspettando il vostro turno di parola, non state ascoltando;

se state raccontando che una cosa simile è capitata a voi o a qualcuno che conoscete, non state ascoltando;

se sapete esattamente cosa l’altrə sta per dirvi: no, non state ascoltando.

 

Ascoltare attivamente l’altrə significa proprio mettersi in una predisposizione di silenzio interiore, oltre che fisico. Significa disporsi sulla lunghezza d’onda dell’altra persona e risuonare delle stesse vibrazioni. Significa ascoltare anche tutte le emozioni che vengono suscitate in noi stessi. Significa prendersi il tempo per essere sicuri di aver com-preso e poi proporre dei segnali di rimando per averne la conferma.

 

Detto questo, appare evidente che un/una celebrante DEVE saper ascoltare. Le idee, le proposte, le scelte, le parole, i consigli, le soluzioni, tutto ciò che il/la celebrante deve fare, per concretizzare il proprio lavoro, vengono solo dopo l’ascolto attivo ed empatico.

 

Una sposa, uno sposo, i parenti del defunto, i genitori del bebé, il nuovo arrivo e la sua famiglia adottiva, gli umani di un amico a quattro zampe, chiunque chieda di celebrare una cerimonia, qualunque cerimonia, sta innanzitutto chiedendo di essere ascoltatə nel proprio sentire, qualunque esso sia. 

È da qui che tutto ha inizio.

 

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